Descrizione
Queste ragazze friulane costituiscono una galleria di tipi diversi, con una propria personalità distinta ma anche trascolorante da una all’altra. C’è una linfa che le attraversa con una finezza narrativa e psicologica straordinaria, e con un fascino coinvolgente. Antonio Russello si conferma, con questa sua decima conclusiva opera pubblicata da Santi Quaranta, il grande scrittore che pochi hanno riconosciuto: vitale, incisivo e architettonico. Terragno, ancestrale e religioso, profondamente anarchico nel suo umanesimo, ma anche universalizzante ed estensivo, Russello può misurarsi senza complessi di inferiorità con Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa. Dunque lo scrittore siculo-veneto è grande, e lo si percepisce bene in questi ritratti di donne friulane (Emma, Elvira, Pina, Vanda, Elena, Rina, ecc.), che convergono a mosaico secondo la grazia di un pavimento musivo. Ma, insieme alla bellezza visiva che Russello sa rendere immediatamente all’occhio del lettore, egli accende un minuetto, una danza tenerissima e gentile in cui si staglia Emma, la ragazza del cuore che lo scrittore porterà all’altare. E con essa, in un certo senso, sposerà anche la cultura e la sensibilità friulana (specie del Friuli già austriaco), così diversa, nella sua originale suggestione, rispetto a quella siciliana. Russello ricompone, in modo chiaroscurale e finissimo, un’intrigante e stratificata storia d’amore, caratterizzata da una sensualità soave ma tangibile; abbozza pure un singolare diario del suo breve periodo di ufficiale di complemento trascorso a Palmanova. È ideologicamente scorretto (quindi autentico) quando parla del Risorgimento, dell’Impero asburgico, dei fascisti, dei partigiani, dei tedeschi; o quando afferma realisticamente che l’«amore non è cultura». Ragazze del Friuli sublima la quotidianità dell’esistenza in una rapita sinfonia d’insieme, esigente e concreta, desueta e caratteristica, con una lingua tutta sua, com’è negli scrittori veri.
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