Descrizione
Aldo Barbina è narratore di lungo corso, poliedrico: sa che la narrativa scava e ritrae, esplora la vita che è multiforme e inattesa, non imprigionabile in schemi. L’alba sulla città si propone, dunque, come un ritratto mobile, come un flusso continuo di ricordi, di memorie, di punti di vista, di vita reale in cui campeggia la città di Udine, buia e atterrita sotto i bombardamenti dei primi mesi del 1945. La trama coinvolge partigiani, fascisti, tedeschi; soprattutto il ragazzo Michi di cui è evidente l’affetto e la complicità che lo lega al padre, Beniamino Feruglio, appartenente alla divisione “bianca” Osoppo: egli sarà arrestato dai nazisti e mandato a Dachau da dove ritornerà stremato. Michi è il protagonista delizioso e instabile di questo romanzo avvincente ad ogni pagina: è insieme piccolo partigiano friulano e capo di una banda di ragazzi udinesi che si divertono, talvolta crudelmente, come se la guerra non esistesse. L’alba sulla città si rivela nel suo complesso come un affresco nuovo e visivo, che ha una sua coralità e intimità familiari: al centro si muove una famiglia friulana esemplare e viva, composta dal padre Beniamino, dalla madre Anita, da sette fratelli e sorelle e dalla indispensabile tata Esterina. Tutto il libro è attraversato dalla speranza, indicata da “punti fermi” come la stella polare nel cielo di Udine; dal tram verde che vince il suo confronto agonistico con il camion tedesco; dall’alba che “batte” alle finestre della città in quel maggio 1945, di liberazione. L’alba sulla città non è la solita opera narrativa sulla resistenza e sul fascismo, ma uno splendido romanzo di vita quotidiana: colloquiale, commovente, toccato dall’angoscia, però spesso gustoso, perfino umoristico, con una evidente vena festosa
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