Descrizione
Luciano Marigo narra ne La stanza del cuore la “storia” di una ragazza moderna di nome Cristiana: figlia di genitori separati, anoressica, attrice alle prime prove; per meglio raccontare la vita di suor Crocifissa, una monaca morta in fama di santità, si accosta per puro interesse professionale al monastero di Santo Spirito rimanendo via via stupita e come folgorata dal misterioso mondo della clausura femminile, attraversato da una bellezza e da una delicatezza di vita insolite. Con sottile tessitura, sincopata e scabra, il narratore vicentino delinea le sue creature in un caleidoscopio di umanità: la passione per la Grazia non ostacola, anzi acuisce l’indagine psicologica, il fascino e il vigore dei singoli ritratti, tra i quali risalta quello di suor Benedetta, monaca popolana e arguta dotata di una sua acutezza pratica e sapienziale. Il romanzo coinvolge profondamente il lettore per la sua potenza da “giallo” delle anime; lo seduce, pur nella sua delicata austerità narrativa, per quella scrittura tenace, ligia e incessante, di eccezionale suggestione; lo avvolge in una suspense non immediata, ma d’insieme. Le ultime pagine de La stanza del cuore sono la perfetta conclusione del suo principio: il romanzo si chiude con un’epifania. La vicenda di Cristiana si dipana in un crescendo vertiginoso: la sua «stanza del cuore» viene alla fine pervasa dall’Invisibile incontrando l’Amore. Si avverte a tratti la forza gigantesca di Bernanos, le sue problematiche poste però in un contesto di pungente attualità; si coglie la risonanza teologica della divino-umanità dei pensatori e degli artisti russi alla Soloviev e alla Chagall. Marigo ha una voce propria, schietta e sicura: egli è un narratore che possiede il senso dell’abisso, della gioia e delle asprezze della vita.
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