Descrizione
Antonio Russello in La luna si mangia i morti, già edito, nel 1960, da Mondadori, offre un ritratto fascinoso della Sicilia durante gli anni venti. Agli occhi del lettore si dipana una terra ancestrale, contadina e brigantesca, arsa dal sole, con le piane sanguigne, segnate dai mandorli, dai carrubi, dagli ulivi; e dalla polvere. È un’isola a suo modo innocente, attraversata dalla malìa dei pupi e dei paladini: primigenia e corale, in cui scoppia una gioia sorgiva, una specie di eterna infanzia. E intorno a «casagrande», piccolo “luogo” del vivere comunitario, si svolge tutto un movimento di relazioni che non è soltanto familiare, con nonna Rosa, nonno Peppe e l’inquietante Belgiòvine: si dilata un vivido e struggente micro-macrocosmo di una società totalmente rurale e paesana. Il figlio vuol sapere del padre morto e così gli viene raccontata la storia di Verdone: «delinquente o brigante» secondo la giustizia ordinaria, ma che per lui è un «cavaliere». Verdone «spuntava di lì, nel cavallo bianco che pareva l’Arcangelo», ma poi viene ucciso a tradimento. «Il cavaliere fu lasciato al chiaro di luna, di notte»; e la luna, secondo la credenza popolare siciliana, si mangia i morti. La luna si mangia i morti rivela diversi “spartiti”: visivo, collegato com’è alla scenografia e all’azione del cinema western; possiede un sentore di morte cromatico e insieme ha il fresco tocco dell’acquerello e dell’impressionismo. Con una lingua dinamica e icastica, corposa e dolcemente arcaica, ma anche rutilante e poetica, Russello ha scritto una delle opere più belle e drammatiche della narrativa italiana della seconda metà del Novecento. Santi Quaranta ripropone questo splendido romanzo per indicare un Autore che è grande. E lo accompagna con l’accurata introduzione di Salvatore Ferlita, con la celebre “recensione” di Leonardo Sciascia e con l’appassionato intervento di Matteo Collura.
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