Descrizione
La reale e casuale scoperta, in una libreria antiquaria, del manoscritto con la cronaca di un fascista condannato per crimini commessi durante la Repubblica Sociale (1943-1945), offre l’occasione a Pietro Spirito per imbastire un romanzo a doppio registro dove un anziano professore triestino dal passato oscuro corrisponde con un amico letterato, Virgilio, allegando ad ogni sua lettera alcune pagine della curiosa autobiografia del brigatista. Lo scrittore sa congegnare brillantemente i due “diari”: il primo, che è una finzione narrativa, è attento alle sfumature psicologiche dei protagonisti e delle situazioni; spesso interiore ma anche sottilmente incalzante. Esso svela gradualmente il tormento del professore, che in maniera incerta e confusa si sente responsabile della morte della giovane amante. Su questa suggestiva “ambiguità”, l’Autore tesse il fascino e la penetrante umanità della sua narrativa. La «cronaca» di Emilio Z., che è vera, è un magmatico documento di lucida e onirica follia, un diario di «scomposta fisicità» dove il brigatista di Salò proclama, amaro e veemente, la sua innocenza dinanzi al tribunale della storia. Personaggio ruvido, scostante e delirante, ma fascinoso, questo fascista triestino, nella sua breve autobiografia “sgangherata” e visionaria, ripropone l’ambivalenza della storia fatta dai vincitori. I due diari, così diversi, hanno una dimensione abissale comune che indica l’impossibilità di stabilire, in maniera sicura, la verità dei comportamenti individuali e quella della storia. Pietro Spirito, disincantato e sensibile, sa coinvolgere narrativamente il lettore, e lo sa catturare anche attraverso le figure femminili di Anna, Angelina e Teresa, ora enigmatiche e sfuggenti, ora simbolo di una femminilità predisposta al dono e all’attesa. Questo straordinario romanzo si muove intorno ai complessi temi dell’ineluttabilità del male, interrogandosi sul «bene che resta».
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.