Descrizione
La Magnifica Comunità Cadorina pare si origini nel 1338, caratterizzata da un’autonomia singolare che tale resterà nei vari passaggi storici: dai Caminesi allo Stato Patriarcale di Aquileia, agli Asburgo (per brevi periodi), a Venezia, al Regno Italico e al Lombardo-Veneto. Le terre antiche, come il Cadore, hanno tante “cose” da raccontarci: la storia, le tradizioni, gli usi e i costumi; le loro radici aperte, la ricchezza di un’identità straordinaria. Ma occorre un cantastorie o un narratore che renda tutto ciò evidente e “concreto” attraverso l’affabulazione o la scrittura. Luigina Battistutta lo ha saputo fare con la sua esperienza e ispirazione, toccando diversi registri: l’attenzione ai semplici e alle persone sfortunate; l’attenzione, senza pesantezze, a una storia mirabile e popolare. Ha saputo sondare l’anima e i tratti profondi del Cadore, l’indole rude e umanissima dei Cadorini; è penetrata con la sua lingua, lirica e insieme scabra, nel cuore di questa Terra antica, e ce l’ha rivelata in tante sfaccettature e attraverso tanti “personaggi”: i draghi, le anguanes, i salvànes, i crodères, i nani, gli gnomi, le fate, le streghe, ma anche le donne e gli uomini in carne ed ossa. Ci sono, nel suo “microcosmo” narrativo, il sortilegio, la saggezza, le vicende liete e dolorose delle persone; ci sono la bontà, la cattiveria e la crudeltà umana; la dimensione giocosa e buffa, il sorriso e la pietà; ma tutto si distende in una sorta di canto corale, trepido e sapienziale, in un contesto ampio che è insieme creativo ed ancestrale, dove l’individualismo e la prepotenza finiscono per essere sconfitti. Il Cadore, segnato da quasi tutto il bacino del Piave, dall’Ampezzano e da Sappada, con al centro la piccola, suggestiva capitale di Pieve, diviene terra e luogo dell’anima, simbolo di un mondo più vasto che, con il suo fascino, oltrepassa le mappe consolidate della piccola patria geografica con cui s’identifica.
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