Descrizione
Il contesto è di tragedia: scorrono le immagini dei carri armati «delle truppe sorelle dei paesi fratelli» che soffocano un congresso straordinario del partito comunista curoniano, convocato in una fabbrica d’armi (alcuni riferimenti potrebbero alludere alla Primavera di Praga del 1968). La bravura letteraria di Dario Fertilio, noto redattore culturale del Corriere della Sera, sta nell’aver saputo volgere la tragedia in una commedia semiseria e lieve, crepitante; talvolta briosa e un poco beffarda. Il Concerto per Violoncello e Orchestra in Si minore, Opera 104, di Antonín Dvořák si confonde con il rumore assordante dei carri armati «fraterni» in un crescendo minaccioso che, in realtà, in questa pièce, si fa trepido, ricco di ammiccamenti e allusioni. Nel Concerto per carri armati s’affaccia violenta la storia dei cirilliani (neologismo folgorante per menzionare i sovietici), storia che passa, vinta teneramente dall’amore tra Emanuel e Maria; emergono personaggi tosti e umanamente meravigliosi come Susanna, la compagna femminista in erba, e Barbone, il delegato periferico. Si staglia «azzimato e leguleio» il compagno funzionario Trescarpe, figura che incarna la «legalità socialista», e non mancano gli eterni opportunisti Coco e Scatola. S’impone l’immagine della terra di Curonia «controrivoluzionaria, decrepita e stramaledetta»: non è solo il paese di coloro che si sentono colpevoli di qualcosa davanti alla legge dello Stato, ma è pure la patria (sottintesa) degli uomini liberi che cercano di costruire una realtà di umanità e di giustizia, il sogno per un non-luogo ideale, per l’utopia. Il Concerto riuscito di Fertilio ha un’aria rasserenante che si intride di una viva quotidianità, facendo intravedere, infine, la sconfitta del totalitarismo e della violenza. Dice infatti Susanna, al momento dell’arresto: «Non abbiate paura! Anche i cirilliani passeranno, vedrete, cadranno come certe noci d’autunno nel parco di Carlo, noci marce…». Veramente un bel concerto per tutti.
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